Il Nuovo Lupo
Camillo Pasti, eroe per vocazione

Parlare oggi di un uomo come Camillo Pasti sembra un esercizio inutile, di scarso interesse per noi che viviamo in un tempo che sembra così lontano dal suo. Anche se non sono passati neanche novant’anni dalla morte, tutto ciò che è avvenuto in quel tempo ci sembra così distante e soprattutto così assurdo, da lasciarci quasi indifferenti, come se quel passato non ci appartenesse.

Se a questo aggiungiamo che il personaggio era nato da una famiglia ricca nel periodo in cui a San Giovanni Lupatoto erano quasi tutti poveri, ce n’è abbastanza per capire il motivo dello scarso interesse per la sua storia. Proviamo allora a porci alcune domande. Come mai un giovanotto di diciotto anni, ricco, di bell’aspetto, libero di gestire la propria vita come meglio crede, appena giunto al Politecnico di Torino, abbraccia  la causa degli irredentisti trentini facendone lo scopo della propria esistenza? Forse per l’amicizia con Damiano Chiesa che frequentava il nostro paese perché qui aveva la morosa? O la venerazione per Ergisto Bezzi, il colonnello garibaldino eroe di Bezzecca che non faceva altro che ripetere ai giovani studenti  che bisognava liberare Trento e Trieste?

Sentite come parla di quel periodo Plinio Marconi, un caro amico sia di Camillo che di Damiano: “La vita non era più che una ricerca tormentosa di elementi nuovi, un susseguirsi di tentativi spesso vani ed infecondi: tutto era attesa e dubbio. Sapevamo di essere al limite di un’epoca che doveva essere tutta vinta, tutta conquistata dai giovani. Il bisogno di distruggere il vecchio mondo e di cooperare alla nascita d’un altro più sano, più forte e libero era nei migliori.”     

Eccoli quindi a fondare un giornale, “L’ora presente”, finanziato quasi interamente proprio da Camillo che pensa a tutto, provvedendo anche alla spedizione ed alla distribuzione. Il motto del giornale “libera palestra di liberi spiriti” la dice lunga sulle intenzioni dei baldi giovanotti che vediamo nella foto. Ma questo per loro non basta. Non basta soprattutto a Damiano e Camillo che sentono un impellente bisogno d’azione e per azione loro intendono combattimento.

Eppure erano giovani romantici dal carattere gentile. Sentite cosa dice Camillo, amante della montagna, a proposito di una scalata non completata al Gran Paradiso: “un rimorso ci tormenta continuamente, perché arrivati a così poco dalla vetta, non compimmo l’ultimo sforzo. Forse non volemmo andare in Paradiso troppo presto”. Fra le altre doti, aveva quindi anche quella di riuscire ad essere ironico con se stesso.

Come fa un giovane così a decidere di sacrificare la vita in guerra? Guerra! Una parola oscena che ci fa rabbrividire, ma che a quei giovani sembrava l’unica soluzione ai problemi della nazione.

Camillo volle anticipare i tempi e, pur di partire per il fronte, non aspettò i tempi dell’accademia per diventare ufficiale. Andò come soldato semplice a fare l’artigliere di montagna, guadagnandosi successivamente sul campo i gradi di sottufficiale. Prima di partire, diede istruzioni alla madre di destinare duecento lire mensili (più o meno mille euro di oggi) alle famiglie povere dei richiamati lupatotini, raccomandando di non dire niente a nessuno.

Nel suo foglio matricolare, alla data del 19 ottobre 1915, si legge: “encomiato solennemente pel seguente motivo: osservatore del tiro, rimaneva per tutta l’azione, durata oltre quattro ore, nel posto assegnato, sul quale il nemico aveva aggiustato il tiro delle sue artiglierie. Calmo e sereno, intento solamente all’adempimento del suo dovere, con opportune informazioni ed indicazioni, fu d’efficace aiuto al comandante della batteria”.

Morì in combattimento il 2 giugno 1916. Ebbe la medaglia d’argento ed il bollettino ufficiale della ricompensa al valore così riportò: “Comandante di un pezzo isolato di artiglieria da montagna, fatto segno, durante il tiro, a fuoco preciso di tre batterie nemiche di medio e piccolo calibro, perseverò, con freddo coraggio, nel compito assegnatogli, finchè cadde colpito a morte”.

Erano passati soltanto quattordici giorni dalla fucilazione dell’amico Damiano Chiesa.

                                                                                                                  Igino Maggiotto

 

 

Foto del gruppo: la redazione dell’Ora Presente. Camillo Pasti è in ginocchio, col cappello chiaro. Dietro a tutti, in alto, Damiano Chiesa.   

 

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